Le stravaganze della moda ” IL TATUAGGIO” (17.06.1900)

LE STRAVAGANZE DELLA MODA

IL TATUAGGIO”

Articolo datato 17 Giugno 1900, tratto  dal settimanale LA Domenica del Corriere 

 

Fino a poco tempo fa il tatuaggio fu da tutti considerato come una assoluta specialità dei popoli selvaggi e primitivi. Rimontando lontano nel corso dei secoli se ne trovano bensi’ numerosi esempi fra le genti pagane più raffinate e persino, quantunque in via eccezionale, fra i crociati e pellegrini a correnti a torme in Terrasanta, cui il fervore religioso suggeriva di incidere sulle proprie braccia la croce o altri emblemi della passione. Ma col progredire della civiltà la decorazione indelebile del corpo umano venne relegata fra le tribù dell’Africa o dell’Australia meno progredite, ove un capo non avendo a sua disposizione le sgargianti uniformi nelle solenni decorazioni per distinguersi dal volgo, suole rendere più imponente il proprio aspetto coprendosi tutto di disegni più o meno elaborati, più o meno grotteschi, e ove un giovanotto intraprendente non ha modo migliore del tatuaggio per dare risalto alle proprie doti fisiche. Fra gli europei questo curioso ornamento era fin qui tutto al più praticato da qualche soldato, da qualche marinaio reduce da lontani paesi e dagli iscritti ad associazioni segrete o a bande di malfattori che se ne servivano come segno di riconoscimento. Ma trattavasi sempre di disegni rozzi e disadorni, consistenti di solito in un ancora, in due iniziali intrecciate, in una bandiera malamente abbozzata o nella migliore ipotesi in due mani ricambiantesi la stretta dell’amicizia. Il vecchio proverbio :” gli estremi si toccano” non riceve’ forse mai illustrazione più completa di quella offerta appunto del tatuaggio. Questa bizzarra moda si è infatti di recente diffusa presso due delle nazioni più serie insieme e più progredite, ed in particolar modo fra le classi più elevate di esse. In Inghilterra e negli Stati Uniti d’America principi e gran signori vanno ora a gara nel coprire la propria persona di disegni bizzarri ed inverosimili. Fu un giapponese, certo Hory Chyo, che primo importo’ nella capitale britannica un sistema di tatuaggio singolarmente complicato e perfezionato, elevandolo alle proporzioni di una vera e propria arte. La differenza principale del metodo da lui seguito in confronto di quello usato da prima e conosciuto sotto il nome di metodo birmano, consiste nell’introdurre l’ago immerso nella soluzione colorante fra la pelle ed il tessuto carnoso tenendolo in posizione molto inclinata, quasi orizzontale, anziché forare verticalmente la carne stessa come con una trivella. Cio’ gli consente una delicatezza ed una precisione di lavoro, infinitamente maggiore ed in pari tempo diminuisce di molto il dolore cagionato dalla tediosa operazione. Gli strumenti che egli adopera consistono i lunghi bastoncini d’avorio, ciascuno dei quali termina in un ago più o meno sottile, destinato secondo le dimensioni a disegnare il contorno o ad ombreggiare. Con la pazienza e la delicatezza proprie agli uomini della sua razza, egli è giunto a produrre dei veri capolavori ed è inoltre riuscito a comporre il color bruno aggiungendo così un’altra tinta alle due originali, rosso e turchino. Il figlio del Sol Levante ha fatto scuola, e tre fra i suoi allievi l’inglese South, lo scozzese Macdonald e l’irlandese Riley, hanno anzi superato il maestro introducendo nell’arte novissima importanti modificazioni e perfezionamenti. Uno compose dei bellissimi verdi e degli azzurri teneri di un effetto irresistibile; un altro inventò uno speciale apparecchio elettrico che esegue il lavoro con rapidità cinque volte maggiore di quanto è possibile a mano; un altro ancora immaginò di adoperare una siringa d’argento per iniettare nella pelle tormentata dei propri clienti un liquido che sopprime o quasi la sensazione dolorosa. Tutti poi in omaggio alle più scrupolose leggi dell’igiene immergono i loro strumenti in una soluzione disinfettante prima di adoperarli. Fra questi artisti di nuovo genere, quegli che oggi sembra portare la palma e Riley del quale riproduciamo il ritratto nell’esercizio delle sue delicatissime funzioni.

Il professor di tatuaggio Riley all'opera con la tecnica manuale

È un giovanotto di circa trent’anni, ed esordi’ nella vita come militare. Mentre serviva in un reggimento scozzese ebbe largo campo di esercitare fra i commilitoni  la naturale abilità, finché acquistata la necessaria facilità di mano con ripetuto esercizio, abbandonò il mestiere delle armi, e dopo aver preso delle regolari lezioni di disegno apri’ un gabinetto di tatuaggio a Liverpool e poi a Glasgow. Come quelli di tutti i grandi artisti, anche i primordi del decoratore del corpo umano furono difficili. Dei centri relativamente minori certe eccentricità attecchiscono difficilmente. Occorre la vita turbinosa, eccitante di una mostruosa capitale per acuire la vanità, per ispirare il desiderio di sempre nuove sensazioni, l’amore all’ inedito, allo strano, per spingerli fino al limite oltre il quale è la pazzia probabilmente detta. L’ex soldato lo comprese e trasporto’ a Londra barattoli e lancette. Da quel giorno la sua fortuna fu fatta.

Nonostante la resistenza innata degli Inglesi allorché trattasi di adottare una nuova moda estranea affatto alle consuetudini nazionali, qualora non compensi il peccato d’origine con la pratica utilità chiaramente dimostrata, l’altra società della metropoli adotto’ subito con entusiasmo degno di miglior causa la bizzarra importazione giapponese perfezionata del Riley e compagnia. Forse a tale improvviso favore concesso dalla parte più eletta del pubblico al tatuaggio non fu estraneo l’esempio venuto dall’alto, che ne formò come la sanzione. E’ noto a tutti in Londra come almeno quattro dei Principi appartenenti alla famiglia reale portino impressi sulle auguste persone i più bei modelli di tatuaggio. Nulla di più naturale quindi che duchi, marchesi, baroni si affrettassero ad imitarlo, tanto più quanto si pensi che altre teste coronate o quasi fra cui lo zar Niccolò II, il principe Waldemaro di Danimarca ed il principe Giorgio di Grecia, secondo la voce pubblica porterebbero ormai per tutta la vita le singolari decorazioni, ne più ne meno di un capo di Papuasi o di Pelli Rosse d’ infelice memoria. Del resto l’abilità di coloro che amano chiamarsi da se” professori di tatuaggio” e in realtà sorprendente. Basti il dire che Riley è riuscito ad incidere sul braccio di un celebre pittore la perfetta imitazione di una fotografia di donna senza alterarne minimamente la bellezza della linea o diminuirle l’intensità di espressione. Per dare idea ai nostri lettori della perfezione raggiunta da questa arte singolare riproduciamo alcuni disegni caratteristici, bellissimi della loro eccentricità.

Disegni da tatuaggio realizzati dal professore Riley

I soggetti più in voga sono appunto quelli rappresentanti draghi, mostri, bestie fantastiche; altri invece sono presi a prestito dal regno animale.

Un bellissimo drago tatuato sul dorso di uno studente di Oxford figlio di un baronetto

Molto diffusa dell’aristocrazia è certa testa grottesca, che costituisce quasi una via di mezzo fra quella del cane è quella di un uomo dal volto arcigno. Finora nel mondo civile la curiosa passione per il tatuaggio resta assolutamente limitata all’Inghilterra e all’America del nord.

Tatuaggi preferiti dalle signore

Fra i popoli asiatici il più avanzato nell’arte è come dicemmo il giapponese. Anzi in prova di cio’ presentiamo ai lettori il ritratto di un altro personaggio di quel paese, meravigliosamente decorato. Porta come si vede un vero e proprio giusta cuore a disegni eleganti e complicatissimi che gli copre il petto e il dorso fino alla cintola e le braccia in una guisa da simulare un paio di maniche. Nel bel mezzo del dinnanzi troneggia una paurosa testa di mostro circondata da originalissimi rabeschi, così da dare all’occhio l’illusione di una ricca stoffa di seta.

Il tatuaggio di tutto il corpo di un ricco giapponese

Non esitiamo a chiamarlo l’ideale del genere.