Il tatuaggio delle isole Marchesi nel 1800
Di seguito, un articolo intitolato ” LA BRUTALITÀ DEL TATUAGGIO in una colonia francese” . LA DOMENICA DEL CORRIERE 1903
Il 13 maggio del 1842 l’ammiraglio Dupetit Thouars prendeva possesso, in nome della Francia, dell’arcipelago delle Marchesi. E fu una presa di possesso in condizioni assolutamente pacifiche. La Francia ebbe quelle isole, come dicono gli americani, per una canzonetta; le bastò infatti di pagare al gran capo di Nouka-hiva una pensione di 50 franchi al mese. I francesi impiantarono nella maggiore delle isole un’amministrazione più apparente che reale, collegando le Marchesi ai loro stabilimenti dell’Oceania e conferendo ad esse il diritto di avere due membri nel Consiglio Generale che, col Consiglio Privato, assiste il governatore. In quell’epoca l’arcipelago era popolato da gente di razza rossa, detta kanak(canachi). Erano colossi, tatuati dalla testa ai piedi. Parlavano una lingua rude, gutturale. Mentre erano facili a trattare con gli stranieri, inferocivano tra di loro in combattimenti terribili, brutali, e divoravano in orge orribili, i cadaveri dei nemici uccisi in battaglia. Oggi giorno in quelle isole infelici e pur ricche di lussureggiante vegetazione domina, sovrana incontrastata, la tisi polmonare. Pare incredibile che gli attuali abitanti sparsi nelle 12 isole formanti l’arcipelago possano essere i discendenti di quella stirpe di giganti che solo mezzo secolo fa popolava Nouka-hiva, Rua-pu o Baud,Hiva-oa o la Dominicana, Tahuata a S.Cristina, Fatu-hiva o la Maddalena, Motane o S.Pedro. La civiltà adagio adagio vi si fa strada, non però perché vi sia impostata o importata. La Francia tiene in poco o nessun conto quelle isole che non presentano porti di approvvigionamento ad una flotta. Le leggi francesi sulla pesca, inoltre, per effetto dell’eccessivo aumento dei diritti di pilotaggio, vi hanno spodestato i balenieri, gli unici che si spingevano fino a quelle lontane dimore dell’uomo. I pescatori francesi, che prima vi erano sovvenzionati, abbandonarono la partita, e quelli delle altre nazioni non si sono presa ne si prendono la briga di sottostare a tasse esorbitanti. La civiltà perciò, in quei luoghi belli e fatali, è stata portata dalla natura stessa. Gli abitanti hanno cessato di guerreggiare, di essere antropofagi perché non ne hanno più la forza, il coraggio, lo scopo. Per i Canachi è stato un abbandono spontaneo delle barbarie per la vita calma, rassegnata e misera che oggi sono costretti a menare sotto quel cielo di zaffiro e in quell’atmosfera fatale. Unico e solo documento delle barbarie di un tempo, non molto lontano, resiste il tatuaggio. Al viaggiatore che arriva nella baia di Taiohae, circondata da alte montagne, si presenta subito uno spettacolo imponente. Da ogni parte della baia rocce frastagliate, buche profonde, selve delinea tesi sullo sfondo del cielo. Una vegetazione lussureggiante riveste i pendii delle montagne, i buraos(hibiscus tiliaceus) si espandono in cascate di verdura. Boschi impenetrabili di cocco sorgono dappertutto. La massa di verzura è tappezzata di punti bianchi e neri. Quei punti si muovono. Guardate col cannocchiale. Sono tori, capre, montoni allo stato selvaggio, che scorazzano sul pascolo superbo. Scendete a terra. Una via larga è cosparsa di ciottoli e di sabbia mena alla citta’. Un europeo, forse l’unico che si trovi a Nouka-hiva, s’avvicina e vi offre i suoi servigi. Approfittate di buon grado e vi fate accompagnare. Alcune casette di legno nascoste quasi sotto i rami e le foglie dei buraos, si elevano disordinatamente su scaglioni di pietra. Cominciate a vedere dei gruppi di indigeni. Vi passano dinanzi silenziosi, senza guardarvi nemmeno in viso, stanchi, taciturni, mesti. Li osservate. Hanno il corpo letteralmente coperto di tatuaggi color indaco. Camminate oltre. Un agglomerazione di gente attrae i vostri sguardi. Vi avvicinate. Una quarantina di Canachi fanno circolo intorno ad un tauas.Questi tauas sono dei capi, coprono cariche diverse e sono investiti di funzioni molteplici. Sfruttano la credulità degli Isolani, curano i malati, giudicano i delitti, servono gli dei.Il tauas siede su di uno sgabello di legno. Un giovane Canaco gli sta dinanzi ignudo fino alla cintola.Il tauas è di Rua-pu vi suggerisce in aria di venerazione la vostra guida. Infatti a Rua-pu si trovano i migliori artisti… pel tatuaggio.Il tauas taglia l’epidermide con una specie di pettine dai denti aguzzi ;poi batte su questa specie di pettine con una bacchetta di legno. Indi sparge nei solchi sanguinanti, che l’arnese ha impresso, la polvere di kokuu mista al succo astringente del banano e continua, continua a incidere la pelle. Il petto è già coperto di sangue. Comincia a gonfiarsi in modo orribile. Il paziente non emette un grido. L’ operatore seguita il suo lavoro sulle braccia, sulle mani, sulle gambe.

Tatuaggio marchesiano su gamba
È sorprendente la destrezza, l’abilità di quegli artisti brutali. Disegnano sulla pelle pesci, porci, pescicani, anelli, come si disegna assero su di un foglio di carta. Volgete inorriditi la testa. Il corpo del paziente è infatti ridotto cosa mostruosa. La guida vi suggerisce di guardare ancora. Spinto dalla curiosità morbosa girate lo sguardo. L’ artista compie il tatuaggio sul viso. Traccia da prima una striscia orizzontale(hiamoe`) sotto gli occhi, poi passa alla fronte, alle guance, alle orecchie. La faccia diventa orribile, bruttata di sangue e di tinta, e voi nauseato, vi allontanate… Eppure è innegabile che il tatuaggio è una gran bella cosa suggerisce candidamente la guida, che ha notato il vostro senso di disgusto. Voi la guardate. Con un senso di compiacenza e di superbia, si, anche di superbia, l’europeo dimostra il suo petto scoperto. È tappezzato letteralmente di disegni fantastici e di lettere. Ecco uno splendido campione di tatuaggio dice ancora la guida, ed accenna ad un giovane che passa. Voi seguitate la strada più nauseato di prima. Volete assistere alla pesca del pescecane? Chiede ancora il vostro Cicerone. È uno spettacolo splendido e impressionante continua. Il canaco attende in riva al mare il momento in cui lo squalo viene a galla. Gli lancia allora addosso l’arpione. L’ acqua si arrossa e il pesce va a fondo. Il Pescatore si slancia nudo nelle acque per finirlo col pu-ka (pugnale)… voi seguite la guida. E assistete ad una scena fantastica, terribile che il più delle volte finisce con la vittoria dello squalo e con la scomparsa del canaco…
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